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Tesserino di riconoscimento

Tesserino per le imprese che operano in regime di appalto e subappalto

 

Dal primo settembre 2007 è scattato scatta l’obbligo per tutte le imprese che operano in regime di appalto o di subappalto, in qualsiasi settore, di fornire al proprio personale una tessera di riconoscimento corredata di fotografia, con l’indicazione delle generalità sia del lavoratore che del datore di lavoro. Tale obbligo è previsto dall’art 6 della legge n, 123/07 che, tra l’altro, fa obbligo ai lavoratori di esporre tale tessera di riconoscimento. L’obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro: essi, tuttavia, devono provvedervi per proprio conto.

L’obbligo del tesserino esiste per le imprese che occupano, nel cantiere, più di 9 dipendenti e per tutti i lavoratori autonomi; nelle imprese sottodimensionate non c’è l’obbligo (ma in alternativa è previsto il registro vidimato dalla DPL); tuttavia l’utilizzazione del tesserino è, da un punto di vista pratico, preferibile anche nelle piccole imprese in quanto esso va aggiornato quotidianamente e se ne deve tenere uno per ciascun luogo di lavoro. La norma (art. 6, comma 2) prevede che, ai fini del computo, si debba tener conto di tutti i lavoratori impiegati a prescindere dalla tipologia dei rapporti di lavoro instaurati ivi compresi quelli autonomi.

Non c’è alcun modello predeterminato di tesserino né, lo stesso, è soggetto a particolari timbri o vidimazioni. Ciò che è necessario è che lo stesso contenga le generalità del lavoratore, una sua foto e il nome dell’impresa da cui lo stesso dipende.

Ritenendo di fare cosa utile, questa Direzione Provinciale del Lavoro, senza che ciò possa essere ritenuto quale documento impegnativo per le parti o di natura istituzionale, suggerisce una tipologia di modello che contiene gli elementi essenziali richiesti dalla norma.

Ovviamente, nel tesserino potrebbero essere inseriti altri elementi, per altro non obbligatoriamente previsti dalla legge, come il numero di matricola o la residenza. Ultimo accorgimento è quello di plastificare i tesserini in quanto gli stessi potranno essere utilizzati in luoghi anche scoperti e quindi in balia delle intemperie.

Il tesserino di riconoscimento non è in alcun modo sostitutivo di altri documenti che obbligatoriamente debbono essere sul posto di lavoro (libro matricola, libro paga, ecc.).

Le sanzioni previste per il datore di lavoro vanno da 100 a 500 euro per ciascun lavoratore interessato, mentre per il dipendente che non lo espone, pur essendone in possesso, la sanzione è compresa tra 50 e 300 euro. 

Sull’Assemblea nazionale cub

                                                                                

APPELLO ALL’UNITA’

 Si può credere di volare mentre si è immobili  e pensare di avere coraggio allontanando  gli ostacoli. Può sembrare ipocrisia, ma è solo una questione di convenienza: disegnare con la fantasia la realtà che si desidera.

 L’Assemblea di Milano del 9-11 ottobre prossimo cade nel momento peggiore della vita interna della CUB e rischia di essere, così com’è concepita, la fase finale di una competizione pericolosa,  tendenzialmente masochista. L’occasione,  indotta dalla contrapposizione interna, può   rendere  definitiva la rottura e l’argomento che resta da definire è  solo a chi dare la colpa.

 Naturalmente, in base alla  metodologia della giustificazione, agli altri.

 Non intendo fare polemica e neppure facile ironia, ma un ulteriore appello ad uscire dalla spirale in cui si è infilata l’Organizzazione, solo per una questione di primato. In questa logica l’Assemblea di Milano  è la risposta a quella di Rimini,  che pure non ha chiuso la porta alla proiezione unitaria.

 Il risultato finale, se non si recupera l’unità interna, sarà la condanna al nanismo politico della CUB residua e la nascita di un ulteriore soggetto sindacale che, paradossalmente, pensato per ridurre la frammentazione  del fronte antagonista finirà  per aumentarla.

 Nel pantano attuale la CUB c’è finita per conseguenza, non per contrasti nella visione di fondo.  Lo  scontro non è nato sulla  natura del sindacato alternativo, sull’autonomia dalla politica, sul ruolo nella società, sulla difesa dei lavoratori…  La diatriba è sorta su questioni di carattere statutario e di iniziativa politica, con interpretazioni e forzature reciprocamente arbitrarie e dissonanti.

 

Intanto, le spinte concorrenti stanno  generando una grande confusione all’interno, ma soprattutto all’esterno, dove la CUB paga un prezzo enorme in termini di immagine e credibilità. Adesso, se  esiste ancora il senso di responsabilità, c’è bisogno di fare tutti un passo indietro perché sarebbe folle buttare all’aria il lavoro di questi anni e  pensare che divisi si può essere più forti che uniti.

 La divisione della CUB, prima di tutto, è contro l’interesse dei lavoratori e noi stiamo tradendo il mandato di coloro che in questi anni ci hanno dato fiducia. Quelli a cui abbiamo promesso da tanto tempo il grande sindacato di massa capace di recuperare i diritti perduti nel sistema delle connivenze tra confederali, partiti e padronato.

 Sono contro gli schieramenti nel sindacato di base perché l’azione sinergica è la condizione essenziale per la crescita  del movimento. E nemmeno condivido la drammatizzazione del dissenso sulle questioni di vita organizzativa.  Si può anche non essere d’accordo, anzi, aumentiamo pure la discussione, ma per dirimere i contrasti ci sono le regole:  della democrazia, dell’etica e della morale, alle quali abbiamo tutti promesso fedeltà.  

 Con questo spirito, mi annovero tra coloro che hanno chiesto ad RDB di non rompere i ponti con l’Assemblea di Rimini e continuano a credere  che bisogna anche evitare la situazione di non  ritorno che potrebbe determinare l’assemblea di Milano. So che potrei scontentare entrambi,  ma il problema non è una pacca sulla spalla se in gioco c’è la salvezza del patrimonio unitario della CUB. Comunque vada, alla fine sarò in pace con la mia coscienza, convinto  di aver fatto tutto il possibile per proteggere  il bene comune dai difetti della personalità.

 Il passaggio è stretto e la situazione è disperata. Ma, come titolava un noto film di Alberto Sordi,  “Finché c’è guerra c’è speranza”. L’unica condizione che può affossare definitivamente la CUB è quella che l’Assemblea di Milano assuma decisioni statutarie o elettive, che oltretutto  sarebbero anche invalide.

 La proposta è  che l’Assemblea di Milano, come quella di Rimini, diventi un momento di discussione e approfondimento allo scopo di determinare  le condizioni per arrivare a convocare in maniera concorde la vera  Assemblea Nazionale della CUB e riprendere il  cammino unitario verso  la costruzione del grande sindacato di massa atteso nel mondo del lavoro e nella società italiana.

 Certo, c’è da chiarire di quale CUB si  parla. Se abbiamo cambiato idea o la pensiamo sempre allo stesso modo, perché l’ultima discussione era ferma allo schema del rilancio organizzativo senza grosse differenze sulla natura dell’Organizzazione.

 Io penso alla CUB che conosco, la cui struttura portante è costituita dalle Federazioni di categoria, autonome e sovrane, che compongono ed alimentano il Soggetto confederale titolato alla gestione delle politiche generali.

 Un diverso modello organizzativo sarebbe in contraddizione con la natura del sindacato di base, che trova la sua ragione d’essere nel protagonismo dei lavoratori, che si realizza con l’agire  in prima persona nella vita organizzativa, nell’azione sindacale e nella  gestione  delle loro risorse.

Il baricentro del sindacato di base non è nel primato degli apparati, ma è nel legame con i luoghi di lavoro, col territorio,  con la specificità dei gruppi e la coerenza delle idee.

 Ciò non toglie che le singole categorie, in armonia con le Strutture primarie e nel rispetto della propria autonomia, non possano adattare il proprio modello organizzativo  alla loro peculiarità. Penso,  per esempio, agli edili, agli agricoli ed a quanti non hanno neppure la riscossione delle quote associative a mezzo delega o a quelli che le hanno già accentrate a livello nazionale.

 Resta il problema dei costi di gestione delle Strutture di coordinamento per i quali si  dovrà certamente concorrere in modo proporzionale, equo e trasparente.

 Ritengo pure ineludibile che ad ogni livello decisionale del sindacato valga sempre la prima regola della democrazia: una testa un voto, per chiunque abbia titolo ad esercitarlo.

 Un Soggetto sociale  è per natura plurale e  deve riconoscere in sé il diritto di cittadinanza a tutte le componenti il ceto popolare. Ne deve assumere le istanze  e difenderne gli interessi, ma nella capacità operativa non può cedere identità, altrimenti si rischia che il movimento dei  lavoratori  sia rappresentato da non lavoratori! Non ci debbono essere “figli di un Dio minore”, ma gli equilibri vanno salvaguardati con  correttivi di  buon senso in base alle diverse sensibilità.

 Non è Vangelo e tutto è discutibile, se la CUB tiene. Altrimenti dovremo prendere atto di aver corso per circa venti anni dietro un’illusione. Quella che ci fa credere di volare col coraggio della fantasia.

 Lasciamo perdere la difesa  dell’orticello, le ripicche ed i rancori. Salviamo una buona  idea, salviamo la CUB.

                                                                                                 Amedeo Rossi

                                                                                 Segreteria Regionale Flaica del Lazio

sanatoria badanti

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Medici di Famiglia: il modello per la certificazione della non autosufficienza per la regolarizzazione dei badanti

 

La Federazione Italiana dei Medici di Famiglia, in considerazione della regolarizzazione in atto di badanti, ha predisposto il modello da utilizzare – da parte dei medici di famiglia – per la certificazione che attesti la limitazione dell’autosufficienza del soggetto per il quale viene richiesta l’assistenza da parte di una o due badanti.

Il modello contiene tutti gli elementi formali e sostanziali per una corretta formulazione dell’atto richiesto sulla base della documentazione clinica esaminata (patologia che comporti limitazione dell’autosufficienza e necessità di assistenza) e delle esigenze organizzative prospettate nella domanda di assunzione (una o due persone) presentata dal datore di lavoro.

Senza la dichiarazione medica non sarà possibile la regolarizzazione.

E’ il caso di ricordare che se l’assistito è in possesso di un certificato rilasciato dalla Commissione medica presso l’ASL attestante la propria non autosufficienza, non c’è bisogno di altra certificazione (circ. n. 10/2009 Min. Interno – Lavoro).download modello di certificazione

 

Lavoro intermittente

 

Settore del turismo. Compendio

sicurezza e prevenzione

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Min.Lavoro: Newsletter “Sicurezza e prevenzione”

 

Il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali ha pubblicato  il primo numero della newsletter “Sicurezza e Prevenzione”, dedicata al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Realizzata in collaborazione con il Sole 24 Ore, la newsletter propone notizie, approfondimenti e interviste allo scopo di informare i cittadini rispetto alle novità legislative e alle iniziative del Ministero, fornire dati e analisi sul fenomeno infortunistico, diffondere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro presso le aziende, i lavoratori, le associazioni di categoria e tutti gli operatori del mondo del lavoro.download documento

Consorzio Agrario raggiuntol’accordo

Il 15 setembre 2009 è stasto raggiunto, presso la Regione Lazio, è stato raggiunto l’accordo sindacale per la gestione degli esuberi presso il Consorzio Agrario di Latina.  L’accordo prevede la cigs per un anno e la mobilità volontaria. Resta ora la necessità di incalzare l’azienda per la realizzazione del piano industriale ed il rilancio di un’attività sempre attuale al servizio dell’agricoltura.

download documento

Victoria Palace di Latina

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VictoriaI lavoratori in lotta hanno respinto il nuovo tentativo di chiudere l’albergo con il metodo messo in atto dalla nuova proprietà, lo “spoglio”, mediante il quale la Marte S.r.l. chiede lo sgombero immediato di clienti e maestranze per entrare in possesso della struttura con chiari intenti speculativi.

Il prossimo accesso è stato fissato per il 5 ottobre 2009, ma anche in quella data i lavoratori si opporranno con tutte le loro forze.

Nei prossimi giorni è attesa una convocazione dal Prefetto di Latina per tentare di pervenire ad un accordo che salvaguardi l’attività ed i posti di lavoro.

Latina, li 18/9/09

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