Pubblico impiego. Si torna alla “concertazione”

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Pubblico Impiego: con l’accordo del 3 maggio, di nuovo la concertazione sulla pelle dei lavoratori.

Cgil–Cisl-Uil esultano: si torna alla concertazione, il governo firma accordi con loro, tornano, sulla pelle dei lavoratori, i bei tempi dei rapporti privilegiati fra sindacati istituzionali e governo.

Questo è a tutti gli effetti uno scambio con la non opposizione di cgil-cisl uil alla macelleria sociale del governo.

E i lavoratori del pubblico impiego la cui vita, i cui salari, i cui diritti sono definiti dall’intesa del 3 maggio cosa devono pensarne?

 In estrema sintesi:

1.      Tagli – si ammette che i tagli lineari non garantiscono un miglioramento dell’efficienza (ma va?) ma non solo non tornano indietro, solo nella scuola siamo ad oltre 150.000 posti in meno, ma proseguono solo che adesso lo fanno in inglese con la spending review. Un bel risultato anche se potrebbero essere più originali e fare tagli in croato;

2.      Divisione dei lavoratori – si ribadisce che gli aumenti vanno legati al merito con “rigorosi sistemi di collegamento fra premialità e risultati individuali”. Ovviamente il merito, non possono che stabilirlo i superiori gerarchici, ovviamente concertando con cgil cisl uil. Il tutto è condito con il tentativo di conquistare il consenso dei cittadini invitati a segnalare le inefficienze della pubblica amministrazione;

3.      Poteri ai dirigenti – in questo modello i poteri dei dirigenti sono rafforzati e, come se non bastassero cgil cisl uil, si riconosce potere contrattuale alle loro rappresentanze;

4.      Licenziamenti – scusate, ora si chiama mobilità in uscita. Si afferma che si devono “rafforzare i doveri disciplinari dei dipendenti” e “riordinare la disciplina dei licenziamenti per motivi disciplinari”. Naturalmente, torna in mente il fantozziano “Quant’è buono lei!” si prevedono “garanzie di stabilità in caso di licenziamento illegittimo”. Insomma si ammette che se un lavoratore viene licenziato senza motivi seri ci sarebbero “garanzie di stabilità”.

5.      Precariato – anche in questo caso per impressionare l’opinione pubblica ricorrono a termini angloamericani. Questa volta parlano di tenure track. In concreto però nulla si dice su come intendano risolvere la questione del precariato realmente esistente da decenni;

6.      Mobilità fra comparti – verrà favorito il business della formazione funzionale alla mobilità. Come è ben noto di tratta di un notevole giro d’affari al quale sono interessati cgil cisl uil. In compenso servirà a saturare l’organico ed ad impedire nuove assunzioni.

7.      Contrattazione – si ribadisce e si estende, come abbiamo visto, il potere di cgil cisl uil mentre le RSU, che almeno sono elette direttamente dai lavoratori, continuano ad avere poteri ed ambiti di contrattazione limitatissimi.

 Quest’intesa va respinta con la mobilitazione e l’organizzazione

                           Passa dalla tua parte

                        Organizzati con la CUB

Milano 10 maggio 2012