BRACCIANO AMBIENTE. Prosegue la lotta

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BRACCIANO – Retroscena della rivolta della monnezza del 20 gennaio e prospettive future

I numeri che descrivono la drammatica situazione della Bracciano Ambiente, dei suoi dipendenti e dei cittadini del territorio.
Si rincorrono, in particolare sui social network, le notizie e le voci rispetto a quanto accaduto il giorno di S. Sebastiano, quando i sacchi della spazzatura indifferenziata, anziché essere raccolti, sono rimasti (tranne rarissime eccezioni) per le vie del paese con sopra un biglietto che ne dichiarava la non conformità. Abbiamo cercato di comporre un quadro della situazione il più possibile preciso. Partiamo dalle premesse.
I crediti dei lavoratori nei confronti della Bracciano Ambiente È da mesi che i dipendenti attuali sono costretti a compiere rinunce a causa delle difficoltà economiche dell’Spa a totale partecipazione del Comune di Bracciano. Gli stipendi sono ormai erogati con circa un mese di ritardo, ma i segnali che le cose stessero prendendo una brutta piega partono da molto più lontano. Per dare un minimo la misura del malessere in cui versa la BA, basti pensare che è dal 2013 che non viene elargito il premio produzione (oggi conosciuto come EGR), una quota che l’azienda deve distribuita tra i dipendenti, secondo quanto stabilito nel Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. Venendo a tempi più recenti, già a settembre i lavoratori sono stati costretti a contrattare con l’azienda sulla quattordicesima di luglio: l’accordo prevedeva che la somma dovuta sarebbe stata accreditata per il 50% a ottobre e per la restante parte a novembre, ma di questa seconda trance non c’è ancora traccia. Come non si sa che fine abbiano fatto le tredicesime. Non solo. Anche se non si tratta di soldi che la BA deve direttamente ai lavoratori, un fronte è aperto anche per quanto riguarda il cosiddetto “quinto”: si tratta di una parte dello stipendio mensile (in quinto, appunto), che l’azienda trattiene per girarlo a finanziarie presso le quali i dipendenti hanno contratto mutui agevolati. Ma se queste quote vengono regolarmente trattenute in busta paga, esistono circa una ventina di casi in cui alle finanziarie non vengono da tempo rigirate.La “rivolta” di S.Sebastiano Nel contesto che abbiamo descritto si sviluppa l’ultimo atto della tragicommedia di cui i braccianesi hanno visto solo la parte più evidente. Il pomeriggio del 19 si diffonde, presso i dipendenti, la notizia che i piani alti della BA hanno intenzione di pagare solo il 50% degli stipendi di dicembre. Non è la prima volta che accade, ci dicono, ma questa volta si distinguerà dalle altre per una ragione: i lavoratori decidono di non accettare più questo stato di cose. La sera stessa, alle 21, in Comune si riunisce la maggioranza, e sotto il balcone del sindaco compaiono circa 30 persone. Sono i dipendenti della Braccioano Ambiente che hanno una sola richiesta: vogliono tutto quello che gli spetta. La trattativa non fornisce loro le adeguate garanzie, e chiuso l’incontro viene presa la decisione: protestare, sì, ma in modo originale e quasi impeccabile, applicando cioè alla lettera ogni singolo cavillo del regolamento della raccolta. Il giorno dopo, festa del patrono, Bracciano si sveglia con i sacchi dell’immondizia aperti, ispezionati, e lasciati li dove i cittadini li hanno messi la sera prima con un cartello con scritto “Non conforme”. È la protesta meno trasgressiva che si potesse immaginare, ma l’effetto è eclatante. Nessuno, in paese, può non vedere. E mentre in rete si susseguono le proteste dei cittadini e le richieste di chiarimento (molti hanno fatto riferimento alla tassa comunale sui rifiuti, aumentata in due anni dell’80%, e che pertanto non permette di trovare alcuna giustificazione a quanto accaduto), verso le 11:30 arriva la comunicazione che il restante 50% degli stipendi di dicembre sarebbe stato accreditato. Rientra così lo stato di agitazione dichiarato dalla CGIL, dal momento che si riferiva esclusivamente al 50% dello stipendio di dicembre. C’è un’altra sigla sindacale, però, la FLAICA, che che punta all’ottenimento di tutti i crediti maturati dai lavoratori nei confronti dell’azienda.Prologo Una vicenda del genere non può terminare meglio di come è iniziata. I sacchi di immondizia rimasti nelle strade e sui marciapiedi avrebbero dovuto seguire un unico destino: essere ritirati dagli stessi cittadini che li avevano messi all’esterno per venire differenziati in modo più accurato e conforme al regolamento. È stato invece firmato un Ordine di Servizio con il quale la BA ha ordinato ai propri operatori, in fretta e furia, di raccogliere il rifiuto considerato non conforme, perché l’azienda aveva già individuato i singoli responsabili (cittadini e condomini) cui comminare le dovute sanzioni. Una comunicazione abbastanza ardita, dal momento che a nessuno risulta che siano stati individuati i proprietari dei sacchi, ne siano stati presi dati di sorta. Se Bracciano (tutta o in parte) sarà multata, lo sarà quindi in base all’insindacabile e arbitrario giudizio di qualcuno. Ma in pochi credono che questa strada sarà veramente percorsa.Breve punto della situazione rispetto le casse della BA Se dovessimo descrivere la situazione economica della BA in una parola, questa sarebbe certamente ROSSO. La BA, ricapitolando, è creditrice verso i propri dipendenti (quelli che attualmente ancora vi lavorano) del 50% della quattordicesima, della tredicesima, dell’EGR e, al momento, dello stipendio di dicembre; deve delle cifre attualmente ignote alle finanziarie presso le quali i propri dipendenti hanno aperto dei mutui; sta affrontando i ricorsi di 10 ex dipendenti (sul totale di licenziati che attualmente sono 21, mentre 17 sono i cassintegrati). E proprio da questi ricorsi e dal loro esito si evince la gravità della situazione. In 3 hanno già pignorato le cifre che per legge devono essere accantonate a loro tutela, in attesa che un tribunale stabilisca se e quanto di queste somme spetti loro. Circa 280.000 euro che sono stati congelati non dai conti della BA, ma dai fondi che il Comune doveva utilizzare per pagare la BA per i servizi ricevuti. Un dato che indica due cose: la BA non ha liquidità pignorabile, e il Comune non può pagare la BA, dal momento è stata pignorata ormai la quasi totalità dei 300.000 euro che il Comune ha dichiarato di dover dare alla BA. BA che, di conseguenza, si trova in grande difficoltà per il pagamento degli stipendi dei dipendenti. Il buco purtroppo non si limita a questo: in arrivo altre 7 vertenze da parte di altrettanti ex dipendenti. Nonostante gli “aiutini” economici della Regione Lazio (uno sconto da 10 milioni di euro e un contributo da 1.700.000 euro che ha permesso al bilancio 2013 di chiudersi in attivo per 200.000 euro, evitando il terzo anno consecutivo di rosso e il commissariamento), con tutti i problemi e i fronti aperti negli ultimi anni da chi l’ha guidata (innumerevoli ormai quelli di tipo giudiziario), la BA è attualmente un colabrodo. Un malato terminale che vive alla giornata. Della sua crisi e del suo risanamento, del resto, vertici aziendali e del Comune non accennano minimamente. Ne attraverso comunicazioni ufficiali, ne programmando incontri con la cittadinanza. Tutto tace e avanti verso la catastrofe finale.

Il capitale nascosto della BA Ma se le casse sono vuote ed i soldi liquidi non esistono, lo stesso non si può dire riguardo il capitale mobile e immobile della BA. Mezzi e macchine acquistati a caro prezzo dall’azienda, il cui valore alcuni stimano in diverse centinaia di migliaia di euro, accumulati a seguito di vere e scellerate “spese pazze” effettuate negli ultimi anni. Il rischio è che vadano persi a causa dell’inutilizzo cui da subito sono stati condannati, mentre potrebbero costituire una risorsa importante per affrontare nell’immediato gli effetti del tracollo cui l’azienda è stata portata, e magari dare quel minimo di ossigeno necessario ad affrontare organicamente la situazione prima che si ponga il dilemma “fallire o vendere”. Già da tempo, infatti, si vocifera che all’interno del Comune l’idea sia quella di vendere, ma anche qui bisogna capire cosa si vorrebbe vendere. La BA è composta da due rami: quello che ruota attorno alla gestione della discarica, in perdita da quando è intervenuta la chiusura (e probabilmente si tratta di un ramo morto, viste le difficoltà che incontra la realizzazione del polo industriale dei rifiuti voluto da Sala, Marchesi e Zingaretti), e quello dello spezzamento e raccolta, che invece è in attivo. Se la tutela del bene pubblico prevedrebbe di mantenere il possesso di ciò che da guadagno, in questa politica tutta al contrario che ha portato alla situazione attuale (confermando ad esempio al vertice della BA Marcello Marchesi, nominato amministratore unico quando già i primi effetti del suo mandato sul bilancio erano disastrosamente evidenti) va da se che le voci che girano parlano di vendere proprio il ramo della raccolta e mantenere quello della discarica. Entrambi gli scenari presentano grandi interrogativi, ma se avverrà quanto si vocifera, ovviamente sarà la collettività a rimetterci, ben oltre quanto ci abbia già rimesso. E non si parla solo dei cittadini di Bracciano purtroppo, ma di tutti coloro che saranno seriamente minacciati dalla discarica che già ora presenta problemi di gestione non indifferenti: il percolato non sarebbe raccolto con regolarità e l’impianto di captazione del biogas non funzionerebbe a dovere.

L’articolo, a cura di Maurizio Archilei,  é pubblicato su: